E niente, Luana Vergari mi ha chiesto di raccontare quella volta che ho incontrato Ultraman, dopo che ieri, in un momento di nostalgico revival, ho postato la nostra foto insieme su Facebook.
Ero a Cannes, al MIP, la fiera dell’audiovisivo, dove stavo tentando di vendere il cartone animato della RAI “Il giovane Garibaldi combatte la mafia mentre Dante Alighieri ti insegna ad opporti al bullismo”. Robetta da leccarsi i baffi. Mica quella roba diseducativa di Sponge Bob.
Le isole Fær Øer erano interessate all’acquisto, anche se non offrivano denaro, ma un cambio con la loro serie animata “Mungere i mufloni”, creata con excell. Serie tanto educativa, quasi quanto quella che stavo tentando di appioppargli. Non era un grand’affare, ma meglio di niente, almeno la RAI avrebbe potuto scrivere nei titoli di coda che si trattava di una serie internazionale.
Ultraman indossava il suo solito completino che lo sfina tanto e si trovava in Italia perché il mostro Gamera stava attaccando Orvieto.
Durante la battaglia, Ultraman aveva accusato una fitta al culo e, dopo una rapida ricerca su Google, aveva trovato il nome di Rosario Randazzo, urologo di fama interplanetaria, che esercita a Cannes. Non avendolo trovato, aveva seguito quelli che, dagli abiti, credeva essere colleghi e che invece erano cosplayers ed era finito dentro il MIP, così ci siamo conosciuti. Ero l’unico lì dentro che parlava il giapponese.
Ho visto tutti i film di Ultraman. Quello che non mi stanco mai di rivedere è “Ultraman e la porchetta killer”, quindi potete immaginare l’emozione nel trovarmelo di fronte in tutina attillata e maschera d’ordinanza.
Intanto Rai News 24 sbraitava sugli schermi del padiglione italiano e seguiva in diretta l’attacco di Gamera ad Orvieto. I miei eroici compatrioti, guardie forestali a contratto semestrale, facevano quello che potevano, tempestando il mostro con una ben orchestrata sinfonia di lanci di umbrichelli al sugo di lepre che, se anche non scalfivano il solido carapace del mostro, lo tenevano almeno occupato a mangiare. Il duomo per il momento era salvo, ma urgeva il ritorno di Ultraman.
L’ho accompagnato per tutta Cannes in cerca di Rosario Randazzo, urologo di fama interplanetaria, facendogli da interprete, ma senza risultato. Forse era in ferie? Era morto? Aveva cambiato lavoro?
È stato allora che mi è venuta una di quelle i dee che fanno di me un tipetto fuori della media e che aveva indotto la RAI a puntare duro su di me. E se Ultraman avesse letto male su Google? Ci sta. Provate voi a leggere con una maschera del genere. Gli ho preso lo smartphone e la mia intuizione si è rivelata, come sempre, esatta. Un riflesso interno della maschera gli aveva aggiunto una “s” che non c’era: Canne e non Cannes! Mi sembrava strano infatti che un urologo con un nome così vivesse a Cannes. Rosario Randazzo, urologo di fama interplanetaria, viveva a Canne, quella della battaglia con Annibale, Canne della battaglia, in provincia di Barletta. Gli sorrisi, perché anche io avevo fatto tante volte lo stesso errore alle medie. E poi come tenere il broncio ad uno col carattere di Ultraman? Orvieto doveva aspettare ancora un po’, ma la strada della salvezza l’avevo tracciata.
Siamo volati in Puglia e abbiamo trovato subito Rosario Randazzo, urologo di fama interplanetaria. Dopo aver curato il mio amichetto, ci ha offerto un piatto di Lampascioni sott’olio. Per il supereroe è stata l’illuminazione sulla via di Canne della battaglia. Posso capire che possa succedere ad uno abituato alla cucina giapponese. Una volta il sushi va bene, due pure, ma sempre sempre…
Da quel momento, Ultraman non si è più spostato e vive tutt’ora felicemente in Puglia. Il tasso di criminalità a Canne della battaglia è drasticamente crollato e la polizia è ormai costretta ad occuparsi del furto delle caramelle nei supermercati. Adesso è fidanzato con un’antropologa delle isole Fær Øer. L’ha conosciuta quando le ha concesso un’intervista per la tesi di laurea dal titolo “La taranta e le maschere apotropaiche nel sud Italia”.
Tanto per concludere. Gamera è morto di indigestione di colombaccio selvatico, detto anche “palomba”, cucinato soprattutto allo spiedo. Quei geniacci di Orvieto fanno pagare cinque euro a biglietto per vedere la carcassa e l’economia turistica del luogo ha subito un’impennata.
Non essendo riuscito ad appioppare “Il giovane Garibaldi combatte la mafia mentre Dante Alighieri ti insegna ad opporti al bullismo” alle isole Fær Øer, la RAI mi ha licenziato e adesso conduco una dignitosa vita da barbone sotto ponte Sisto, dove sono apprezzatissimo dai miei colleghi come narratore-di-storie-prima-della-sbronza-serale-pre-nanna. Devo ammettere che non avere un televisore sotto al ponte ha aiutato notevolmente la mia ascesa sociale lì sotto.