
La motivazione.
Psicologo e filosofo britannico (Salford G. B. 1924 – Toronto Canada 1976).
Il ricercatore che probabilmente tra i primi, intorno agli anni ’50, ha tentato di studiare e definire la motivazione intrinseca del soggetto che apprende è Berlyne.
Egli giunge a postulare l’esistenza negli individui di una “pulsione esplorativa” che verrebbe attivata quando l’individuo incontra nell’ambiente caratteristiche strane o inconsuete, cioè quelle caratteristiche di sorpresa, complessità, novità, incongruenza (Berlyne definisce queste caratteristiche “proprietà collative” degli stimoli), che producono in lui incertezza e conflitto e che attivano uno stato motivazionale di curiosità. La curiosità provoca un’attività esploratrice rivolta al superamento dell’incertezza e del conflitto, attraverso la ricerca di nuove informazioni. Questo tipo di curiosità, che Berlyne definisce epistemica, produce conoscenza, infatti si manifesta con il tentativo, attraverso l’approfondimento concettuale, di superare contraddizioni, incoerenze, dissonanze tra aspetti di natura simbolica. In ambito didattico tale stratagemma è in realtà utilizzato spesso e si traduce nel predisporre una serie di situazioni in grado di scatenare sorpresa, di far emergere contraddizioni nel tentativo di ingenerare nei nostri studenti quella curiosità epistemica che costituirà il motore del loro apprendimento. In realtà tutti possiamo sospettare il fatto che la curiosità, certamente produttiva come punto di partenza per un primo approccio ad un problema e per una ricerca di informazioni, possa difficilmente sostenere in maniera “duratura” una motivazione orientata ad esempio ad un impegno di studio.