Il negazionismo spiegato ad Ewan McGregor
Caro Ewan McGregor, finire di leggere «Il negazionismo, storia di una menzogna» di Claudio Vercelli è stato come uscire imbrattato da un cesso pubblico. You know what I mean.
Ho sempre creduto che la targhetta «pesce d’aprile» nella quarta di copertina dei «Protocolli dei Savi di Sion» bastasse a tacciarlo di sonora fregnaccia, invece l’idea che gli ebrei cospirino per impossessarsi del mondo è viva e vegeta.
Il ragionamento alla base è più o meno questo: gli storici si dicono d’accordo sullo sterminio, senza presentare le prove; ma le prove, se sono esibite, sono costituite sempre da fonti adulterate e manipolate, quindi se non c’è accordo è perché non c’è mai stato quel crimine di cui tanto si parla; se c’è accordo è perché si è creato un sodalizio della menzogna; ergo, in tutti i casi, nulla è avvenuto.
È come se qualcuno sostenesse: «Gli scienziati sono d’accordo sulla sfericità della Terra ; ma le prove, se sono esibite, sono costituite sempre da fonti adulterate e manipolate, quindi c’è accordo solo perché si è creato un sodalizio della menzogna, ergo, la Terra è piatta. COMBLOTTOOOOOO!
Ops… Chiedo scusa a tutte le associazioni terrapiattiste del globo… ops… della pizza cosmica!
Ah Gregor, io e te ci si vede come ogni venerdì sera ad Ariccia alle fraschette e non fare come il solito tuo che t’abbuffi di porchetta e mi vomiti in macchia.