Resetta il GPS

Bloccato di nuovo? La storia che stai scrivendo non va avanti?

Quando capita a me, una delle domande che mi faccio per tornare a respirare è: «Non è che niente niente sei convinto di star scrivendo un genere e invece ne stai scrivendo un altro?»

Se è così, allora fermi tutti. È il momento di resettare il GPS. Ci servono i generi.

Il genere è come un tema si srotola in un argomento ed ogni genere ha i propri stili e andamenti codificati.

Anche solo psicologicamente, vuoi mettere sapere che altri scrittori prima di te si sono trovati nelle stesse condizioni e non sono morti, ma ne sono usciti vivi in modi che possono essere catalogati?

Ogni genere impone delle convenzioni al disegno narrativo: valori convenzionali al climax, come ad esempio il finale pessimista nella trama della disillusione; stazioni convenzionali come nel western; eventi convenzionali del tipo uomo-incontra-donna nella storia d’amore; ruoli convenzionali come quello del delinquenti nel poliziesco.

In parole povere: controlla se stai usando il genere giusto, altrimenti fatti una scorpacciata di narrazioni che usano il genere che hai scelto e usalo anche tu.

Scrivi passioni elementari

Il tema deve parlare di passioni il più elementari possibili, quindi quando sei in preda al blocco narrativo, controlla se, scartando il tema come una caramella, dentro ci trovi le passioni che l’homo sapiens prova da quando ha iniziato a lasciare impronte per le grotte: vendetta, libertà, superbia, ambizione, amore e così via.

Più usi passioni così semplici e più lettori coinvolgerai e diminuirai così il rischio di scrivere solo per i tuoi parenti. Questo è ottimizzare le energie.

Sii onesto con te stesso, per prima cosa, e non lasciarti distrarre dai sotto-temi. È naturale che una storia abbia più sotto-temi, ma non devi appoggiarti a loro per uscire dal pantano del blocco creativo, perché altrimenti sembreranno posticci e appiccicati di fretta. I sotto-temi sgorgano come grappoli dal raspo, ma risultano «veri» solo se sviluppano e fanno crescere la totalità del grappolo. Nascono da soli, non sei tu che ce li devi mettere a forza. In fase di riscrittura, puoi anche aggiungerne altri, ma senza mai pestare i piedi al tema principale.

Se hai deciso di scrivere un noir, ti puoi appoggiare alle passioni come la gelosia, o la sete di denaro. Fatti una scorpacciata di storie noir e non aver paura di copiare, perché ogni autore ha un modo di sviluppare il tema attraverso argomenti diversi, ma i temi sono sempre gli stessi dalla notte dei tempi.

Come evitare la scoliosi narrativa

Il tema deve essere il più universale possibile. Altrimenti non ti aiuta rimettere in moto la tua storia.

Quando mi bocco, tipo lucertola, torno al tema, così come chi medita e si trova immerso nella diarrea di pensiero, torna alla respirazione.

Il tema è il respiro della storia che stai raccontando.

Ma qualsiasi tema può aiutarti a rimetterti in moto? Direi proprio di no.

Prendiamo due temi, che come hai capito, deve essere espresso sotto forma di domanda.

Tema namberuàn: cosa succede ad infrangersi volutamente contro l’anima altrui?

Due argomenti su questo tema sono:

  1. «Espiazione» di Ian McEwan ;
  2. «Delitto e Castigo» di Dostoevskij».

Tema nambertù: Lucia, la cugina di zia Teresa, alla fine le ha ritrovate le chiavi della cantina?

Due argomenti su questo tema sono:

  1. le agghiaccianti storie natalizie di zia Teresa;
  2. le risposte da espertona in ritrovamenti acrobatici, sempre di Zia Teresa.

Quale di questi due temi credi che abbia più probabilità di interessare una quantità maggiore di lettori?

Lo so, è una domanda retorica, ma ti fa capire quello che intendo per «più universale possibile».

Quando ti blocchi, fermati a «respirare il tema». Se non lo fai adesso, magari riuscirai a costruire una casa con delle bellissimi tendine in tinta col colore del divano, ma con la cantina piena d’acqua e prima o pi…

Può essere faticoso, tipo ginnastica posturale, ma serve ad evitare la scoliosi narrativa.

Il tema è una domanda

Focalizzare il tema e l’argomento è uno dei modi che utilizzo per uscire dal blocco creativo.

Tema e argomento non sono la stessa cosa. Il tema è «la morale della favola», l’argomento invece è ciò che accade veramente nella storia.

Prendiamo una storia, che spero tu abbia visto, Shrek. È la storia di un orco che, per salvare la tranquillità della palude in cui vive, è costretto ad imbarcarsi in una serie di avventure da fiaba per liberare la principessa Fiona.

Quello che ti ho appena raccontato è il tema o l’argomento? È l’argomento! Eccolo il tema, sotto forma di domanda: «è possibile far uscire dal proprio isolamento un misantropo che non ha fiducia nei sentimenti?»

Un tema si può incarnare in diversi argomenti. In Shrek è il salvataggio della principessa, ma può anche essere la mania per la manutenzione di una macchina, come in «Gran Torino» di Clint Eastwood.

Se non l’hai visto, te lo riassumo brevemente. Walt Kowalski, un veterano della guerra in Corea, è il paradigma dei misantropi. Le uniche sue passioni, oltre alla birra, sono il suo cane e un’auto modello Gran Torino. La sua vita cambia il giorno in cui il giovane vicino Thao, spinto da una gang, rovina l’automobile.

In questo caso, la domanda che il tema genera è la stessa di Shrek, ma è l’argomento, cioè il modo in cui si arriva alla risposta, che è diverso.

Se non hai chiaro il tema della tua storia, il rischio di passare di palo in frasca, o di bloccarti è molto alto, quindi prenditi del tempo per mettere a fuoco il tema e vedrai che poi la tua storia ripartirà.

Il tema di una storia

Quando ho iniziato a scrivere (stiamo parlando del periodo de «L’epopea di Gilgameš»), sfornavo d’impulso pagine su pagine su quelli che mi sembravano i più profondi recessi dell’animo umano, poi mi fermavo, rileggevo e puntualmente appariva la domanda bastarda: «Ma di cosa sto scrivendo?».

Se c’è una cosa che ho capito, è che se vuoi parlare di tutto, alla fine non parli di niente e per evitare questo spreco di energie, devi avere il tema ben chiaro.

Cos’è il tema? No, non è l’argomento della storia.

Il tema è ciò di cui vuoi parlare veramente. È qualcosa di urgente, a cui senti il bisogno di dare una risposta. L’argomento invece è il modo in cui metti-in-scena quell’urgenza attraverso la scrittura di situazioni concrete.

Il tema è «la morale della favola», l’argomento invece l’esposizione di ciò che accade, attraverso l’incastro di azioni una dietro l’altra sull’asse temporale.

Se la tua storia si blocca, o se noti che sta scivolando di palo in frasca, allora fermati e torna indietro al tema, che sicuramente non ce l’hai chiaro neanche tu.

Per metterlo a fuoco, fatti queste domande:

  1. Posso riassumerlo in forma di domanda?
  2. È universale, o interessa solo la mia parentela di primo grado?
  3. Posso esprimerlo usando coppie di passioni elementari, tipo amore/odio, ingiustizia/vendetta ecc.?

Se le risposte sono sempre «no», allora devi rimettere mano al tuo tema.

Usi qualche altro modo per «aggiustare» il tema?

I SOLITI SOSPETTI

Ti ricordi che nel post scorso abbiamo parlato di come individuare il tuo lettore ideale? Adesso ti spiego come lo uso per indirizzare in modo pratico la scrittura: creo una vera e propria carta d’identità.

Mettiamo che tu sia uno scrittore di gialli. I lettori di gialli vogliono realismo, immagini crude, molti dettagli. Ogni volta che la tua scrittura si impantana, tira fuori la carta d’identità del tuo lettore e appoggiati a lei. Hai appena finito di scrivere una scena del tuo prossimo bestseller internazionale: «L’ispettore entrò nella stanza e capì che l’assassino di Sonia non poteva essere stato Jack».

Prima di passare alla prossima scena, ridai un’occhiata alla carta d’identità. Gli piace indagare, quindi adora i dettagli. Qui mi sembra ce ne siano pochi. Forse è il caso che la riscrivi.

«L’ispettore entrò nella stanza. C’erano ancora due tazzine. Una con tracce di rossetto e l’altra con molto zucchero depositato sul fondo. Jack era diabetico. Non avrebbe mai messo tanto zucchero nella tazzina».

Quando lavoravo come editor dei cartoni animati, per proporre una serie dovevo avere lo springboard, la descrizione degli episodi in quattro righe ciascuno. In una serie per bambini dai 4 ai 5 anni, un episodio dal titolo «L’invasione degli ultracorpi quantistici» significa fare cilecca. Pensa che fatica buttata sarebbe stata se l’episodio, invece di essere in quattro righe, fosse stato già una sceneggiatura di cinquanta pagine.

Ma come si fa a catturare questo benedetto target? Con il tema e ne parlerò nel prossimo post.

Intanto, please, non è che puoi scrivermi per comunicarmi altri eventuali modi per focalizzare il lettore ideale? Se lo fai avrai in omaggio un buono sconto per l’acquisto della nave da crociera «Costa fascinosa». Giuro!

Indovina chi?

C’è un consiglio che ti do con tutto il cuore, perché è una situazione che vivo di persona: fermati a pensare a chi vuoi raccontare la tua storia, pena depressione e irrefrenabile pulsione ad invadere la Polonia.

Se scrivi è perché vuoi che qualcuno legga quello che hai scritto, ma se te la fai sotto all’idea del giudizio degli altri (umano, troppo umano), probabilmente è per via dei rifiuti che hai ricevuto. Non ti è mai sfiorata l’idea di averlo fatto leggere alla persona sbagliata?

Smettila di dire che non vali niente e che non sarai mai uno scrittore e prova a cambiare target. Non esistono argomenti migliori degli altri, esistono solo target giusti o sbagliati.
Quello che devi fare e concentrare le tue energie sui target giusti, tanto, per quanti sforzi farai, non raggiungerai mai tutti.

A chi vuoi parlare? Lo so che stai pensando: «A più persone possibili».

«A più persone possibili» è come dire «a tutti», quindi «nessuno». Il risultato sarebbe solo girare a vuoto. Se la tua passione sono i francobolli del XX secolo è stai scrivendo un testo sul Gronchi rosa, perché sprecare forze ed energia a mettere nella tua storia ami per far abboccare chi adora l’abbigliamento da sub, o chi non può vivere se non va a ballare la Bachata almeno una volta al mese? Se lo fai, non solo non aggancerai mai le ultime due categorie di lettori, ma ti perderai anche gli unici disposti a leggerti.

Per non parlare al vento, crea una scheda dei tuoi potenziali ascoltatori, con tanto di nome, gusti e problemi che devono risolvere nella vita.

Sì, tipo il gioco «Indovina chi». A forza di escludere gli innocenti, alla fine lo trovi il colpevole.

Una volta trovato il tuo lettore ideale, devi usarlo per indirizzare in modo pratico la scrittura? Come? Lo vediamo nel prossimo post.

Se usi altri sistemi, please fammelo sapere. Dammi una mano. Se non lo fai, allora sei un tirchio!

Il test di gravidanza

Hai letto i miei cinque post precedenti sul concetto di conflitto, quale strumento per uscire dal blocco dello scrittore? No? Tranquillo te lo riassumo. Il conflitto dà valore alle cose in una storia. Più mi avvicinano all’obiettivo e più hanno valore.

Una storia è un passaggio di corrente, che accende una lampadina. Lungo il circuito ci sono dei punti con differenza di tensione, dei piccoli conflitti all’interno del grande conflitto che è la storia nella sua totalità.

Per testare il circuito creo un foglio di calcolo con quattro colonne.

  1. numero della scena.
  2. valore del personaggio ad inizio scena.
  3. valore del personaggio a fine scena.
  4. funzione che calcola la somma algebrica della scena.

Ripeto il tutto per tante righe quante sono le scene della storia e, alla fine, inserisco una formula che calcoli la somma algebrica di tutte le scene della storia.

Uso solo due numeri, «1» e «-1», per descrivere i valori che il personaggio può assumere.

Se la somma finale è diversa da zero, il conflitto non va come dovrebbe e sicuramente c’è qualche scena che non funziona. È quella con valore diverso da zero e so dove andare a mettere le mani.

Tu usi qualche software di scrittura? Hai mai provato Story Planner?

Domanda indiscreta

Ti è mai capitato di essere convinto che il protagonista e l’antagonista della tua storia abbiano un conflitto a prova di bomba, ma poi ti blocchi lo stesso?

A me almeno millemila volte. In quesi casi di solito è perché il conflitto non è così chiaro come credevo. È i questi momenti che uso il quarto punto del conflitto.

PUNTO NUMBER FOR: il conflitto richiede una «domanda fondamentale».

Se sbucci un conflitto, come se fosse una cipolla, alla fine ci trovi di sicuro la domanda fondamentale della storia, che è quello mette in moto e stabilisce la direzione della narrazione. È il fuoco della prospettiva , l’obiettivo di tutto, la scena madre, dove tutti i nodi vengono al pettine e che può e deve assumere la forma di una domanda.

Riuscirà Cappuccetto rosso a portare il canestrello alla nonna, nonostante il lupo se la voglia mangiare?

Riuscirà Antigone a seppellire il fratello Polinice, contro la volontà del re di Tebe?

Riuscirai a leggere questo posto fino alla fine, nonostante la noia?

Occhio al «nonostante», è l’obbiettivo dell’antagonista. Senza «nonostante», niente conflitto.

Ogni volta che ho messo a fuoco la domanda fondamentale, il blocco creativo è evaporato.

A te è mai capitato di dover rimettere mano alla domanda fondamentale?

Cambiare per non morire

Basta avere un protagonista e un antagonista sistemati a puntino per avere un conflitto coi fiocchi e tirarsi fuori dal blocco dello scrittore? Magari. Purtroppo c’è anche il terzo punto.

PUNTO NAMBER TRÌ: il conflitto richiede che i personaggi cambino.

Il cambiamento del personaggio è il test di gravidanza che uso per capire se la storia funziona.

Se i personaggi, all’inizio della storia, hanno un valore «-», alla fine della storia devono avere il valore «+», o viceversa, altrimenti è calma piatta, quindi niente conflitto e «no conflitto, no party».

Il conflitto può essere interiore. Ne «L’Idiota» di Dostoevskij, non è che accadano avvenimenti a perdifiato, tipo Fast and Fourious, ma i cambiamenti interiori del protagonista sono talmente tanti e rapidi, che Fast and Fourious je spiccia casa.

Il conflitto può essere anche esteriore, tipo «Il Signore degli Anelli»? Fare una lista di tutti i soggetti che rincorrono quel maledettissimo anello, con le proprie motivazioni e obbiettivi, è impresa titanica.

Quando riesco a conciliare il conflitto interiore con quello esteriore… bingo, il blocco creativo è superato e si ricomincia il viaggio.

A te è mai capitato che i personaggi non cambiassero, tipo busti di marmo al Gianicolo?